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“Il caso Kursk” nasce dall’interesse generato dai tragici fatti relativi all’affondamento del sottomarino nucleare russo Kursk, avvenuto nell’agosto 2000 nel mare di Barents nel circolo polare artico. Questo libro è frutto di una accurata ricerca e di colloqui con diretti protagonisti della vicenda, che impegnò in una lotta serrata i vertici politici e gli apparati di intelligence di Russia, Stati Uniti e Gran Bretagna. Il rinnovato interesse per quella tragedia è confermato dall’annuncio dell’uscita imminente di un film che la racconta con un cast di grandi attori.
Hitler non è morto suicida nel bunker della Cancelleria del Reich a Berlino
Un romanzo intrigante, dalla forte suspence, sulla fine di Hitler, scritto da un esperto del nazismo, periodo al quale ha dedicato altri approfondimenti narrativi relativamente a singole figure e a episodi clamorosi come la notte dei cristalli
Adolf Hitler ed Eva Braun non si suicidarono il 30 aprile 1945 nel bunker della Cancelleria del Reich. I russi, i primi a essere entrati a Berlino all’epoca dei fatti, hanno testimoniato con alcune foto la morte del dittatore nazista e della Braun. Foto che però ritraggono due scheletri anneriti, assolutamente irriconoscibili. I documenti del Kgb resi noti dopo il crollo del regime comunista hanno rivelato che i corpi ritrovati non corrispondevano in realtà a quelli di Hitler e di Eva Braun. Alla fine della guerra gli Stati Uniti hanno dato la caccia ad Adolf Hitler, ponendo da subito forti dubbi sulla effettiva credibilità delle affermazioni offerte dai russi e sull’evidente omertà che le aveva accompagnate. I documenti dell’FBI, oggi desecretati, testimoniano che Adolf Hitler non si è suicidato ed è fuggito dalla Germania prima dell’entrata dei russi a Berlino. Alcuni indizi avevano portato alla conclusione che Hitler si fosse rifugiato in Argentina. Ma Hitler aveva scelto un’altra via di fuga.
Nel racconto di Massari, documentato fino a dove esistono prove e immaginato secondo quanto gli indizi suggeriscono, in presa diretta assistiamo alla luciferina trama attraverso cui alcune SS fedelissime del führer organizzano le varie fasi della fuga, facendo luce sul mistero e sui segreti della scomparsa di Hitler, fino all’epilogo di una vicenda tra le più sorprendenti del XX secolo.
Angelo Sugamosto nasce il primo ottobre 1720 in un poverissimo Polesine. Nel coro parrocchiale si distingue per la purezza della voce. Una voce d’angelo.
E il prete convince la famiglia a farlo castrare.
È l’inizio di un’avventura che spesso finiva in tragedia. La mortalità tra i bambini sottoposti alla brutale operazione era altissima. Angelo sopravvive e ha fama e celebrità.
Su di lui, dopo la morte, scese una smemoria secolare. Che questo romanzo dirada.
Se si esclude una novella di Balzac, Sarrasine, mai il tema del castratismo, prima del romanzo di Gian Domenico Mazzocato, era stato affrontato dalla narrativa europea. Di questo fenomeno che attraversa i secoli e giunge fin quasi ai nostri giorni (possediamo, in registrazione, la voce dell’ultimo castrato della cappella Sistina) si conosce pochissimo. Angelo Sugamosto vive a Venezia, Parigi, Londra. Conosce Vivaldi, Goldoni, Händel, Casanova. E il divino Farinelli, il castrato più famoso. Ha infinite amanti. I castrati perdevano la capacità di procreare ma non la virilità. Tuttavia il Sugamosto di Mazzocato è eroe dolente e inquieto. Odia la sua condizione e i suoi genitori. Cerca qualcuno che scriva la sua storia e la porti sul palcoscenico. Il dramma della solitudine e della disperazione. La povertà e l’ambiguità dei rapporti umani. Riuscirà nell’intento in modo inatteso.
Dal ’69, uno stillicidio di bombe e di morti: Piazza Fontana, la questura di Milano, Piazza della Loggia, l’Italicus, Bologna, il rapido 904, Firenze, Roma, le tappe più clamorose e infami del terrore delle bombe. Sono trascorsi 29 anni dalla strage di piazza Fontana quando una donna riceve, il 12 dicembre 1998, 29° anniversario della madre di tutte le bombe, un misterioso e minaccioso diario, definito dall’autore stesso “ordigno”, che rivela alcuni aspetti sconosciuti di quelle vicende.
Dal ’69, uno stillicidio di bombe e di morti: Piazza Fontana, la questura di Milano, Piazza della Loggia, l’Italicus, Bologna, il rapido 904, Firenze, Roma, le tappe più clamorose e infami del terrore delle bombe. Sono trascorsi 29 anni dalla strage di piazza Fontana quando una donna riceve, il 12 dicembre 1998, 29° anniversario della madre di tutte le bombe, un misterioso e minaccioso diario, definito dall’autore stesso “ordigno”, che rivela alcuni aspetti sconosciuti di quelle vicende. La donna, durante la lettura, inserisce nel manoscritto alcune sue note di commento, destinate ad un misterioso personaggio, non estraneo a quei fatti, che si trova incarcerato in base ad accuse gravissime.
Non si tratta di un romanzo “storico” in senso stretto, ma attraverso il racconto, che è l’entrare nella vita e il guardare le cose con la curiosità di capire, la Storia si intreccia con una quotidianità fatta anche di piccoli eventi, di nevrosi individuali e collettive, di sogni e di fughe, di follia di chi mescola alla realtà i propri mondi allucinati, rivelandosi al lettore nel suo sviluppo altrimenti incomprensibile. E la formula del diario come felice scelta narrativa consente all’autore di condurre i suoi personaggi lungo il corso della loro vicenda, lasciandoli andare per la loro strada e insieme illuminandoli dal più profondo delle loro coscienze attraverso una minuta indagine psicologica giocata sempre di sponda. Gettando così un fascio di luce nel buio degli anni di piombo della recente storia italiana.
L’improvvisa scoperta che l’anziano padre è affetto da una patologia senza speranza innesca nel protagonista la catena dei ricordi e lo porta a rivivere il suo percorso giovanile, quando le sue scelte sono entrate in contrasto con le aspettative del genitore.
L’improvvisa scoperta che l’anziano padre è affetto da una patologia senza speranza innesca nel protagonista la catena dei ricordi e lo porta a rivivere il suo percorso giovanile, quando le sue scelte sono entrate in contrasto con le aspettative del genitore. Un romanzo che si sviluppa su vari piani temporali, indagando aspetti (malintesi, sottintesi, rimorsi…), dinamiche ed evoluzione del rapporto padre e figlio e le ragioni di un itinerario esistenziale di ricerca della realizzazione personale. La vicenda si svolge nella Ravenna degli effervescenti e tumultuosi anni Sessanta, con puntate a Venezia e a Grenoble, attraversando gli avvenimenti di quel periodo.
Nel chiuso delle case o nelle vie e nelle piazze di Cimaturrita, con le ambiguità e le contraddizioni della storia d’Italia dal fascismo al dopoguerra, si consumano i misfatti pubblici e privati dei protagonisti di questa vicenda, stanchi di una vita di delusioni e di angosce…
Gli anni che attraversano e seguono la seconda guerra mondiale sono sceneggiati dall’autore attraverso le azioni, i pensieri, le incertezze e i turbamenti dei protagonisti: Silvio, Egidio, Ida, Cloe, Oscar, penetrando nei recessi più segreti di vittime e colpevoli, protagonisti di una vita fatta di azioni o di omissioni che svelano all’improvviso dove si annida il “male quotidiano” con il quale ognuno combatte in cerca della redenzione oppure del verdetto finale della morte. Nel chiuso delle case o nelle vie e nelle piazze di Cimaturrita, con le ambiguità e le contraddizioni della storia d’Italia dal fascismo al dopoguerra, si consumano i misfatti pubblici e privati dei protagonisti di questa vicenda, stanchi di una vita di delusioni e di angosce, con alle spalle un passato incompiuto, inespresso, lancinante, ciascuno nel tentativo di spezzare l’assedio di una solitudine che non concede più spazio ad amori illusori e neppure a passioni che possano restituire un senso alla vita travolta da un male senza nome, sfuggente, insidioso. Grazie a una scrittura scabra e di tenace intensità espressiva, Canali riesce a mettere a nudo il cuore dei suoi personaggi e di un’intera generazione passata attraverso la violenza della guerra e, in questo suo ultimo romanzo, porta alle estreme conseguenze quella che Alessandro Piperno ha definito “l’immaginazione macabra smussata dalla pietà e dalla tenerezza”. In un esercizio della parola dentro l’azione narrativa che è, come aveva ben visto fin dagli inizi Eugenio Montale, una coraggiosa operazione di verità, una battaglia contro la dignità umana offesa.
Valter, ingegnere, da poco raggiunta l’età pensionabile, sbarca a Venezia, sua città natale, per vendere l’antica casa paterna, chiudere definitivamente con un mondo divenutogli estraneo, e archiviare un passato oramai sbiadito. La vita di Walter sarà sconvolta nell’arco di una manciata di giorni e per lui…
Valter, ingegnere, da poco raggiunta l’età pensionabile, sbarca a Venezia, sua città natale, per vendere l’antica casa paterna, chiudere definitivamente con un mondo divenutogli estraneo, e archiviare un passato oramai sbiadito. Ripercorre così le calli e i campielli della città che, data la sua delicatezza, sembra fatta di vetro trasparente sotto il quale si scorge, delicato e fragile, il suo vitale e stanco sistema vascolare. In quel distratto vagare troverà dei segni e dei significati nuovi, ma soprattutto incontrerà una persona, inquieta presenza femminile, che il suo regolo calcolatore non aveva potuto prevedere. La vita di Walter sarà sconvolta nell’arco di una manciata di giorni e per lui avverrà un inevitabile risveglio dal torpore che per anni lo aveva avviluppato. Venezia accoglierà e proteggerà, con le ombre dei palazzi e le sponde dei ponti, ai bordi della chiassosa invasione dei turisti, la sua metamorfosi e il suo smarrimento. Le luci colorate, che rimbalzano in ogni dove dalle finestre con i verdi scuri, non ancora definitivamente chiuse, gli consentiranno di intravedere la sua antica identità: sarà la riscoperta di un se stesso taciuto, quasi soffocato, per colpa di un’oscura paura di perdere l’amore e la stessa ragione d’esistere. Sarà la storia della Città di vetro, raccontata appassionatamente da una eccentrica guida, e rivissuta, a persuaderlo a ricercare uno stato nuovo dell’anima e un portale di bianca pietra d’Istria, per sentirsi di nuovo a casa.
E’ un giorno del luglio 1535, in una notte fatale quattro giovani difendono le loro idee dal potere alla ricerca della verità. Il romanzo, entrato nella lista dei candidati allo Strega 2015, sembra interrogarsi sui giovani dei nostri tempi, sulla loro capacità di contrastare ogni degenerazione della libertà.
Un incrocio di vite e di destini, sull’antica via Francigena. Quattro ragazzi sui vent’anni, in viaggio di istruzione, capitati per caso attorno allo stesso tavolo di una locanda, cominciano a raccontarsi vite ed esperienze come amici di lunga data. Ciascuno di loro confessa all’altro la propria fiera opposizione all’ordine iniquo e alla natura turpe dei potenti del tempo. In breve, ognuno di loro si troverà all’improvviso, per uno sciagurato accidente, sulla soglia di una metamorfosi radicale, di scelte definitive. Si incaricherà poi la violenza della natura di scatenare una furia distruttrice non soltanto sulla terra all’intorno, ma anche nell’animo di ognuno. Bernardino Telesio, Etienne Dolet, Michele Serveto, Francois Rabelais, vissero tutti negli stessi anni, e i primi tre erano poco più che ventenni in quella fatidica estate del 1535, quando – come racconta lo stesso Telesio nei suoi scritti – un gigantesco meteorite si abbatté al suolo provocando sciagura e morte in un vastissimo tratto di territorio. Sopravvissuti, decideranno di perseguire fino in fondo il loro intento più nobile, quello di contrastare il vero nemico che minaccia ogni uomo: la degenerazione della propria libertà.
un’intrigante radiografia del profondo che si combina con l’andamento narrativo del giallo storico.
Incaricato del restauro di una misteriosa Gloria in marmo, un ex professore di discipline artistiche vive un’intensa vicenda spirituale grazie al contatto con il gruppo marmoreo, distrutto per volontà del Tribunale dell’Inquisizione, e con la figura del suo autore, uno scultore del Seicento al tempo stesso Beato e processato come eretico… un’intrigante radiografia del profondo che si combina con l’andamento narrativo del giallo storico.
Sullo sfondo di una Belle Epoque su cui incombe l’incubo della fine, fra la Trieste mitteleuropea e la splendida decadenza di una Vienna inconsapevole dell’incombente tragedia…
Sullo sfondo di una Belle Epoque su cui incombe l’incubo della fine, fra la Trieste mitteleuropea e la splendida decadenza di una Vienna inconsapevole dell’incombente tragedia, si consuma il dramma di un musicista, Anton Giuliani, votato alla ricerca di un’arte ideale. L’ennesima disillusione porta il protagonista a ritirarsi in una solitudine di quindici anni, nel quale il suo talento sembra destinato a tacere per sempre. Sarà la morte improvvisa della madre, che aveva sempre creduto in lui, a spingere Anton a riprendere il suo percorso artistico, iniziando da quel momento un cammino, che sarà insieme ricerca e smarrimento, esaltazione e cedimento, in cui la vita penetrerà sempre più a fondo nella creazione artistica e viceversa, rivelando al tormentato protagonista l’impossibilità di scindere l’aspirazione ideale dalla crudezza della realtà, e insieme la via di un’arte rivelatrice della sua identità umana, definitiva conquista, che lo innalzerà all’ immortalità della memoria.